L’infiammazione, o flogosi, è la risposta dei tessuti vascolarizzati a un insulto endogeno o esogeno e ha la finalità di veicolare nella sede del danno tessutale materiali difensivi (cellule e liquidi del compartimento vascolare).
La risposta infiammatoria è caratterizzata da tre funzioni principali:
1- occupare temporaneamente l’area interessata dal danno tessutale con un materiale chiamato ‘essudato infiammatorio’ costituito da liquido ricco di proteine e cellule provenienti dai vasi sanguigni;
2- eliminare eventuali agenti nocivi (per es., batteri) che hanno causato la flogosi;
3- eliminare il tessuto danneggiato e procedere alla riparazione del danno tessutale.
Per indicare l’infiammazione di un determinato organo o tessuto di solito si usa il suffisso -ite (appendic-ite, pleur-ite, ecc.).
La durata dell’infiammazione dipende dal tempo necessario per eliminare la causa nociva e per riparare il danno: può essere di ore o giorni e in tal caso viene definita ‘flogosi acuta‘; viceversa, può durare mesi o anni e pertanto è denominata ‘flogosi cronica‘.
Le cause che portano a una risposta infiammatoria possono essere varie e tra esse le infezioni microbiche sono tra le più comuni in quanto i batteri rilasciano diverse tossine in grado di innescare il processo infiammatorio.
D’altra parte i virus penetrano all’interno delle cellule e portano alla morte cellulare attraverso meccanismi di replicazione intracellulare.
Alcuni microrganismi, come i parassiti e il micobatterio della tubercolosi, sono in grado di indurre una risposta infiammatoria immunomediata attraverso reazioni di ipersensibilità. Anche alcuni agenti fisici (traumi, raggi ultravioletti, radiazioni ionizzanti e temperature estreme) e alcune sostanze chimiche irritanti e corrosive (agenti acidi, alcalini e ossidanti) possono provocare infiammazione.
Infine, un potente stimolo infiammatorio è rappresentato dalla necrosi tessutale secondaria a riduzione del flusso sanguigno con carenza di ossigeno come avviene, per esempio, nel caso dell’infarto miocardico.
La flogosi è caratterizzata da un processo dinamico tra agenti flogogeni e meccanismi di difesa dell’organismo.
I primi come abbiamo già detto possono essere virus, batteri, sostanze chimiche o agenti fisici, mentre i secondi appartengono a diverse famiglie di cellule in grado di comunicare tra di loro attraverso messaggeri chimici definiti ‘mediatori della flogosi’.
Ogni cellula del sistema immunitario è in qualche modo specializzata e può svolgere una specifica funzione nelle diverse fasi della flogosi.
I 5 ‘segni cardinali’
Celso descrisse già nel I sec. d.C. quattro “segni cardinali” di una reazione infiammatoria acuta, e sono:
calor (calore – ipertermia)
rubor (eritema – rossore)
tumor (edema – gonfiore)
dolor (dolore)
Questi aspetti sono presenti a prescindere dalla causa che ha determinato la flogosi.
Gran parte di questi sintomi è riconducibile alla vasodilatazione e all’aumento della permeabilità capillare.
Ai quattro segni cardinali descritti da Celso fu aggiunta da Rudolph Virchow (1821-1902) la functio lesa (perdita di funzione).
La presenza di un edema importante a livello tessutale, infatti, può immobilizzare l’area interessata come avviene, per esempio, a livello di un’articolazione dove la flogosi impedisce il movimento dell’area infiammata.
È opportuno segnalare che la flogosi rappresenta per molteplici aspetti un meccanismo protettivo per la sopravvivenza di un organo o dell’organismo.